Ei dava leggi; e in quefta guifa il Padre Padre, Monarca, e Sacerdore infieme, E dal fondo del mar traffe il notante Di lui l'effigie a confervar fur volti i L'ar L'arte della Pittura origin ; Altro in lui non fcorgea, che il Sommo Bene Ambe da un fol principio eran dirette: Che (Oltre del Defpotifmo parla in quefti verfi Pope dell'Idolatria, e della Superftizione, che egli crede eflere confeguenze del medefimo, e della Tirannia. Per verità quefta di lui opinione fembra foffrire qualche difficultà, mentre non faprebbe renderfi ragione fu questo piede, in qual forma gli Uomini fi portaffero ad adorare gli Aftri, le Piante, od altri Enti inanimati, o fiv vero gl' inventori delle Arti, e gli Eroi, conforme tutti gli Storici, ed i Mitologi fanno teftimonianza. Sarebbe parimente molto difficile il connettere col Delpotifmo tanti Riti fuperftiziofi affatto difparati dai fini del medefimo; nè fi potrebbe comprendere come nelle Repubbliche, e nei Paefi amantiffimi della Libertà, dell' Indipendenza, la Superftizione abbia avuto credito, e corfo. Verifimilmente egli ha avuto in animo di limitarsi a dipingere quella parte d'Idolatria, e di Superftizione, che era rivolta alla adorazione dei più potenti, o foffero in vita, o dopo la morte. Non può ancora negarfi, che la Superftizione prefa in iftretto fenfo fi dice essere un abuso di Religione, che ce la fa confiderare, come una tirannia, e come un giogo. Quefta era la fignificazione, che davano a quefto vocabolo i Greci col termine Deifidaimonia; ed a quefto allude Lucrezio, allora che dice Horribili fuper adfpectu mortalibus inftans. Aderendo pertanto a quefte nozioni, non fi pena ad in ten Che ad animi fervili apprefe il primo, Nata appena che fu, crebbe, e fi ftefe.. Quel tendere, come fotto l'ombra del Defpotifmo acquistaffe feguaci, e fi dilataffe. Era utile alle mire dei Tiranni quella foverchia, e timida credulità. Talvolta fi erano ferviti di quefto artifizio gl' ifteffi Principi moderati, e Legislatori più faggi, per tenere in freno la moltitudine; fe è vero ciò, che riferifeono Cicerone, e Plutarco, e particolarmente Polibio. Quelli infelici allor; deboli, ingiuste, Ai Tiranni nei vizj in tutto eguali, E complici con lor dei lor delitti. L'Amor di fe non ebbe allor più freno; Tutto egli invafe allor; giufto, od ingiufte Tutto fece fervire ai fuoi voleri; Refe gli eguali al fuo poter foggetti; A genio fuo fuor di ragion produffe Dei fantaftici dritti in fuo favore Beni, onori, piaceri a se rivolse, E credè tutto buon, lecito tutto, Per faziar le fue voglie, i fuoi piaceri. Ma quefto (k) Amor di fe cagione in fine 0 3 (k) „ Utilitas justi prope mater, & aequi. Di. in questa forma fi efpreffe Orazio. Egli diffe pure, che la Natura ed altrove » Jufto nequit fecernere iniquum, "Jura inventa metu injufti fateare neceffe eft. Tutto questo porterebbe a concludere per conteguenza, che gli Uomini nella formazione delle Leggi pofitive. non avessero avuto altro in veduta, che il loro comodo. L'utile, di cui qui parla il noftro Poeta, è quell' utile univerfale, il quale in foftanza non è alto, che Putile della Ragione, che fi difcopre con la fcorta della Legge primitiva della Natura. Ciò differifce molto dal penfamento dell' altro; poichè egli è certo, che fesli Uomini avellero avuto in confiderazione quello, che qu • loro tornava in conto, non farebbero ftate promulga te |